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Con il termine albarello o alberello si indica un recipiente usato nelle antiche farmacie per contenere spezie, prodotti erboristici o preparati medicinali come unguenti, polveri ed elettuari. Si diffuse in Italia nel periodo medievale e rinascimentale.

Albarelli da farmacia con manici, 1450-1480
Albarello, maiolica di Siena, 1510 circa

«lasciamo stare d'aver le lor celle piene d'alberelli di lattovari e d'unguenti colmi, di scatole di vari confetti piene, d'ampolle e di guastadette con acque lavorate e con olii, di bottacci di malvagìa e di greco e d'altri vini preziosissimi traboccanti»

Forma e caratteristiche

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L'albarello si presenta come un vasetto cilindrico di varie misure, molto spesso strozzato nella parte centrale, di bocca ampia e con una rientranza sotto l'orlo, e si caratterizza per essere realizzato in maiolica, non raramente decorata con ricche miniature, perché questo materiale consentiva di conservare anche prodotti liquidi o viscosi.
In Italia assunse una certa importanza l'ornamento pittorico, realizzato con tecniche e motivi diversi: dal "bianco latte" alla "foglia gotica", dalle tinte marmorizzate rassomiglianti l'onice all'arabesco. Originariamente era senza coperchio e veniva chiuso con carta pergamena fermata intorno al bordo con lo spago per evitare la contaminazione del contenuto o la sua dispersione per sublimazione o evaporazione.
In seguito vennero realizzati albarelli con coperchio in ceramica, a volte muniti di manici. Alcuni studiosi tendono a rivedere nella forma dell'albarello l'imitazione dell'imballaggio in canna di bambù con il quale venivano trasportate le droghe dall'Oriente.

Origini e diffusione

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L'utilizzazione e la diffusione dell'albarello iniziò, in un primo tempo, in Persia e in seguito, tramite le versioni arabo-sicule e ispanico-arabe si estese in Italia e poi anche nel resto dell'Europa. Le scuole più importanti a livello europeo, furono quella italiana, spagnola e francese.[1]

In Francia, l'albarello, venne inizialmente denominato canon e cornet, prima di assumere, intorno al XVII secolo la dizione italiana. Fu molto attiva la produzione di pezzi nei centri artigianali di Montpellier e Nîmes.

In Inghilterra, la produzione venne incominciata a Lambeth, una località situata nei pressi di Londra, nel XVIII secolo.

In Germania, invece, la tradizione dell'uso dell'albarello, si consolidò già intorno alla metà del XVI secolo ed i primi esemplari furono realizzati a Norimberga.

Etimologia

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L'etimologia del termine è discussa. Alcuni studiosi fanno risalire la sua origine al latino "albaris" nell'accezione di "bianchiccio"[2]. Altri criticano invece tale interpretazione e ipotizzano che tali recipienti fossero originariamente realizzati in legno[3][4]. In un articolo del 2018 (in Cultura Neolatina, vol. 78) si è proposto un'origine araba del termine, vale a dire dal sostantivo al-barānī 'vaso in terracotta o vetro'.

Tra le più antiche attestazioni del termine viene ricordato un documento del 1196 dove si parla di un «parvum albarellum de terra cum globo»[5] ("piccolo albarello di terracotta con coperchio tondo").

  1. ^ "Le muse", De Agostini, Novara, 1964, Vol.I, pag.92-93
  2. ^ Max Pfister, Lessico etimologico italiano, Reichert, Wiesbaden 1979
  3. ^ Enrico Bianchi, Lingua Nostra I, 1939 (pag. 77)
  4. ^ Angelico Prati, Vocabolario etimologico italiano, Garzanti, 1951
  5. ^ Citato in un articolo di Par Larson su Studi Linguistici Italiani XXIV, 1998 (pag 114)

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